Correre n° 243 - Novembre 2004
43° chilometro
GIULIANO ORLANDO
Strepitoso 2004 per il corridore lombardo che al titolo continentale ha aggiunto a Winschoten quello mondiale. Bronzo a Monica Casiraghi nella prova femminile. Oro (uomini) e argento (donne) nella classifica a squadre, Ma tutto questo la Fidal lo sa ?
Il feeling di
Winschoten per le ultramaratone è di antica data. La cittadina si trova
nell’Olanda settentrionale, non lontana dal Mare del Nord, in un territorio dove
gli abitanti si sono sempre dovuti difendere dalle onde, da queste parti
piuttosto arcigne e possenti. Territorio a vocazione agricola, scarsamente
praticato dai turisti, poco interessati a torbiere e dighe. La Germania, a Est,
dista pochi chilometri e tutte le cartine indicano Oldenburg e Brema quali mete
da visitare. Winschoten accoglie altri visitatori, quelli che rappresentano il
“popolo delle lunghe”, affezionati a questo “santuario” che ogni anno allestisce
una delle più popolate 100 km al mondo, anche se il panorama che offre non è
certo da urlo. Un circuito cittadino di 10 km da ripetere senza variazioni sul
tema. Eppure la sua importanza è documentata dagli appuntamenti qualificati. Nel
‘98, nel 2000 e 2001 Campionato europeo, per ben quattro volte ha ospitato il
Mondiale, l’ultima lo scorso settembre, dove l’azzurro è stato ancora una volta
protagonista, nonostante situazioni e condizioni della squadra italiana
difficili da giustificare.
Tra gli uomini Mario Ardemagni ha raccolto il testimone di Mario Fattore
bicampione (2002-’03) uscente. L’atleta brianzolo di Seregno ha letteralmente
tramortito la concorrenza abbinando all’Europeo, vinto in Italia al Passatore,
l’alloro mondiale con una gara perfetta, di assoluto valore tecnico e un
riscontro cronometrico (6:l8’24”) eccezionale, primato italiano, record mondiale
stagionale, a meno di due minuti dall’europeo (6:16’41”) del belga Paul Praet
che data 1992.
Lorenzo Trincheri, che migliora a ogni gara, 14° assoluto e terzo azzurro in
classifica, dopo l’inossidabile e incredibile Stefano Sartori (8°) che
rappresenta un esempio di fedeltà alla bandiera e continuità ai vertici, ha
detto:
(<Un mondiale diviso in due: Ardemagni atleta bionico che correva per conto suo,
gli altri che puntavano alle posizioni di rincalzo, che sono quelle umane. La
gara di Mario è stata semplicemente fantastica»
Elogio spontaneo, che fotografa la superiorità di un quarantunenne schivo di
ogni esternazione, grande in corsa, difficile da scovare appena questa finisce.
Per lui è stato tutto semplice.
Come spiega dopo la vittoria: «Mi ero preparato al tipo di percorso, anche se
non avevo idea degli avversari, molti dei quali inediti per me. Ho cominciato
senza spingere troppo, aumentando verso la seconda parte. Purtroppo ricevevo
poche informazioni, visto che chi di dovere aveva forse altro da pensare. Così
sono stato sempre all’erta. Per fortuna gli stessi abitanti m’incoraggiavano, a
conferma di una partecipazione di pubblico ancora distante in Italia. Una bella
stagione. Mi sembra incredibile essere il campione d’Europa e del mondo.
Traguardi raggiunti dopo i quarant’anni!».
C’erano tutti i
migliori
Impresa
grandissima, di quelle che lasciano il segno. Al via erano presenti tutti i
migliori, compresi gli americani e i giapponesi, questi ultimi decisi a
riscattare le ultime edizioni deludenti.
Niente da fare, ai suoi piedi è finito il polacco Jaroslav Janicki, 38 anni,
esperto e resistente, un personale di 6:22’33”, argento iridato a Lake Sarona
(Giappone) nel ‘94, tornato alla grande ma distante ben otto minuti
dall’italiano. Terzo il russo Oleg Kharitonov, abituato ai quartieri alti,
ripetendo sullo stesso anello il bronzo a distanza di quattro anni, staccato di
quasi 15’, un abisso.
E’Italia pigliatutto raccoglie anche l’oro per nazioni, grazie alle imprese di
Ardemagni, Sartori e Trincheri, lasciando al palo giapponesi, belgi,
australiani, slovacchi, olandesi, danesi e statunitensi, oltre ad altri otto
team nazionali, per un totale di 16 squadre. Se il terzetto su accennato è stato
grande, pure Pio Malfatti (38°), riserva di lusso, ha fatto appieno il suo
dovere.
Meritano citazione ed elogio Antonio Flamini e Leonorio Bertola, che correvano a
titolo personale. Poca fortuna per Fabrizio Baldis, debuttante bergamasco che
tanto ci teneva a finire la gara: pazienza, sarà per la prossima volta. Stesso
discorso per Monia Redini, toscanina coraggiosa, ma poco fortunata, Cristiano
Campestrin, trentino di Pergine, Vito Intini, Marco Cannizzaro e Enrico Vedilei,
che tanto ha dato alla specialità e non ha certo finito di prendersi
soddisfazioni.
Monica voleva le
salite
Nel settore femminile, anche se non ha potuto ripetere la marcia trionfale di
Tainan in Cina del 2003, Monica Casiraghi si è difesa ottimamente, salendo sul
terzo scalino del podio. Coraggiosa e tenacissima, l’azzurra ha dato tutto e
qualcosa in più, nonostante il percorso piatto la penalizzasse pesantemente. «Ho
provato a tenere il ritmo delle russe scatenate, che viaggiavano a 4’ al km, un
passo da record del mondo. Pensavo di non cedere, addirittura speravo che
fossero loro a mollare. Invece la Zhyrkova è stata impeccabile. Al 60° km ho
cominciato a sentire la fatica di una corsa oltre i miei limiti su un tracciato
piatto. Sognavo qualche salita, ma era appunto solo un sogno. Il terzo posto mi
soddisfa in parte. Avessi ripreso fiato, cercando di gestire la posizione,
invece di voler inseguire la fuggitiva, sicuramente la Bichkova non mi avrebbe
superato al 95° km fregandomi la piazza d’onore. Peccato davvero, ma al
temperamento non si comanda. Anche se sapevo che era tutto maledettamente
difficile, ho corso per vincere e così farò sempre. Adesso dovrò mettermi al
lavoro per migliorare la velocità, visto che i prossimi Mondiali saranno in
Giappone sul Lago Sarona, che viene considerato il percorso più veloce in
assoluto. Infatti lungo quell’ anello sono stati conquistati i primati mondiali
di Sunada (6:13’33”, nda) e della Abe (6:33’ll’’,nda) entrambi stratosferici».
Tatiana Zhyrkova
(34 anni) non è nuova alle imprese, nel 2002 a Torhout in Belgio raccolse il
primo oro iridato e l’anno dopo si ripeté con l’europeo a Chernogolovka proprio
davanti alla nostra Monica. Atleta dal passo velocissimo, costruisce le sue
imprese puntando sul ritmo. In Russia vinse in 7:l9’51” che restò il miglior
crono assoluto del 2003, stavolta per affermarsi ha corso in 7:lO’32”, primato
europeo tolto alla tedesca Birgit Lennartz (7:18’ 57”) che lo deteneva dal 1990.
L’attuale campionessa è la più veloce centochilometrista in attività (la Abe
dopo
l’esplosione del 2000, si è eclissata) col vantaggio di poter preparare le gare
che più le si addicono, quelle appunto in pianura, sfruttando la sua attitudine
tecnica. Per contro, la nostra Casiraghi lotta su tutti i fronti, tenendo botta
a ogni appuntamento titolato. Dal 2001 non è mai scesa dal podio iridato,
quattro edizioni con tre bronzi e un oro, neppure la grande Kolpakova ha
ottenuto tanto. Idem sul fronte europeo: due argenti e un oro, bilancio
ottimale. Per la cronaca, oltre al bronzo assoluto, l’italiana ha vinto nella
categoria W35 e ha contribuito a far conquistare all’Italia l’argento a squadre,
dietro la corazzata russa che ha contato sulla veterana Nadezhda Karaseva, pur
staccata dalle nostre Paola Sanna e
Giovanna Cavalli, per completare il terzetto d’oro.
A proposito delle due italiane, entrambe hanno migliorato i propri personali:
Paola Sanna è passata da 8:l5’13” a 7:58’52”,piazzandosi sesta, mentre
Giovanna Cavalli, oltre ad aver conquistato il primo posto tra le W45 e il
settimo assoluto, ha fissato il suo tempo in 8:O0’22”, meglio di oltre mezz’ora
dal vecchio personale. Dire brave a queste atlete è un complimento leggero.
Sono stupende, esemplari e tenacissime. L’argento a squadre tutto sommato sta
loro stretto. Al prossimo appuntamento tenteranno di tramutarlo in oro.
Neppure Lorena Di Vito ha deluso, pur stanca per una stagione decisamente
impegnativa, correndo in ogni parte e su ogni terreno, ha chiuso in 8:42’19” che
è pur sempre il suo personale, anche se migliorabile ancora e non di poco. Maria
Luisa Costetti è stata forse l’unica a rendere meno del previsto, ma una
giornata storta capita a tutti,per cui è ampiamente scusabile.
Scandalosa Federazione
L’italia ha
lasciato Winschoten col miglior bottino assoluto, meglio anche della Russia,
poiché tra gli uomini non è neppure finita in classifica, mancando del terzo
atleta ufficiale. il grande Grygory Murzin non ha concluso la gara, come Ildar
Akhmetshin e Farit Ganiev.
A conferma della
durezza di una prova dove molti campioni hanno dovuto alzare bandiera bianca.
Un capitolo di cui la Fidal dovrebbe essere estremamente orgogliosa. Non capita
spesso di andare a un Mondiale all’estero e portare a casa due medaglie d’oro,
una d’argento e una di bronzo, oltre ai primi posti di categoria. Ma, ci
chiediamo, questa Fidal è al corrente della situazione che attraversa la
nazionale della 100 chilometri?
Che gli atleti non ricevano divise e altro, sembra ormai una consuetudine, per
cui non ci fanno neppure più caso. Nel contempo è loro vietato di vestire
l’abbigliamento delle società e degli sponsor personali, pena la squalifica.
Ragion per cui sono costretti a indossare tute e altro usate da anni.
Che debbano pagare viaggio e soggiorno è l’altro dato di fatto, che definire
scandaloso è quasi un eufemismo. Per la trasferta di Winschoten è avvenuto anche
peggio. Ognuno ha dovuto arrangiarsi per conto proprio. Lorenzo Trincheri ha
preso un aereo da Nizza per Amsterdam e poi in auto, assieme a Stefano Sartori,
che si era imbarcato da Verona, ha proseguito per la sede del Mondiale. I due
hanno preso alloggio in un albergo più che dignitoso.
Mario Fattore, con Enrico Vedilei e Maria Luisa Costetti sono partiti da Roma,
sempre in aereo, seguendo l’iter logico, in auto da Amsterdam e alloggio in
albergo. Idem per Monica Casiraghi, Mario Ardemagni, Giovanna Cavalli e Fabrizio
Baldis, in volo da Orio al Serio (BG), arrivo ad Amsterdam, alloggio privato e
auto a disposizione per gli spostamenti.
I coniugi Marchesi-De Vito dopo il lungo viaggio in utilitaria da Milano, sono
andati a dormire nella palestra organizzata per la squadra italiana, nella quale
hanno riposato (!) anche Pio Malfatti e Paola Sanna col papà, Cristiano
Campestrin e qualche altro, partiti col pullman “ufficiale” allestito dalla
Iuta. Il prezzo per questo servizio era di 300 euro, pasti esclusi.
Perché le altre scelte? «Non potevamo fare altrimenti — è stata la risposta
corale degli azzurri che hanno viaggiato in proprio — ci era stato detto di
arrangiarci. Ed è stata una fortuna. Spendendo meno di 300 euro a testa, abbiamo
viaggiato in aereo e alloggiato in camere accoglienti e singole. Purtroppo lo
spirito della nazionale è andato a farsi benedire. Una brutta storia in questo
senso.»
Ci chiediamo
semplicemente quanto può durare questa situazione. Per fortuna, smentendo le
voci che circolavano, a coloro che sono saliti sul podio l’organizzazione ha
riconosciuto i premi. Niente di straordinario, 1.150 euro ad Ardemagni, 450 alla
Casiraghi, briciole se conteggiamo la fatica e i passi percorsi lungo 100 km.
Oltre alle spese di allenamento e tutto il resto.
Lo ripetiamo da tempo e continueremo a farlo per la salvaguarda della
specialità:
la Fidal ha il dovere d’intervenire, non potendosi permettere il lusso di
perdere un capitale umano e atletico di così alto valore.
La situazione è al collasso e i tempi sono strettissimi. Chiunque salirà alla
presidenza nelle prossime elezioni non potrà ignorare il problema come ha fatto
la precedente gestione.
Un servizio poco
simpatico
A Hennie
Lemein, giornalista del quotidiano olandese Dagblad Van Het Noorden, non
è sfuggita la collocazione logistica della squadra italiana. Perlomeno di coloro
che avevano scelto di dormire presso i locali della palestra di una scuola, in
modo simpaticamente promiscuo, ma anche privo di una sia pur minima privacy. Ha
mandato un fotografo a documentare la situazione, uscendo con una dettagliata
cronaca sul fatto. Descritta senza acrimonia, ma anche con un senso molto
critico, il che non ha certo aiutato l’immagine della Nazionale, sfilacciata e
scomposta, ognuno per contro proprio e, questo il fatto meno simpatico, coloro
che si sono adeguati alla scelta ufficiale,sono stati anche i più penalizzati.
Alloggio spartano per atleti che il giorno dopo avrebbero affrontato una prova
di ben 100 km. Nella foto, dove apparivano tutti sorridenti, mancava il
responsabile della spedizione, sicuramente impegnato in faccende più importanti.
CORRERE/ N°243